UNA MATTINA

E’ Febbraio, una domenica mattina, sole splendente e tanto freddo…

Da dietro i vetri affacciandomi odo gli uccellini già a metà della loro giornata, così pieni di vigore, vispi e contenti per il nuovo giorno che ha regalato loro il Signore, eppure non hanno nulla che gli appartenga tranne che la loro semplice vita e, con il loro canto, cinguettano felici al Signore.

Guardo dopo un po’ il nostro piccolo acquario, dall’interno corre a salutarmi e a chiedermi cibo uno dei due pesciolini, il meno timido, bello, elegante che con la sua coda e le sue pinne sembra una farfalla, ringrazio Dio per averlo creato per averlo creato così piccolo eppure così elegante nei suoi movimenti sinuosi, diletto per i miei occhi! Capisco che lo scopo di tutto il Creato è una lode continua che si innalza a Dio, ma più evidente prorompe il sentimento di forte tenerezza, la tenerezza di Dio negli esseri più innocui, nei piccoli, nei poveri … quando guardo dal televisorino a circuito chiuso mia madre ormai anziana, che non basta neanche a se stessa, prendersi cura, come ogni giorno del figlio disabile, ripetendo ogni mattina gli stessi gesti perfino le stesse parole ormai da quarant’anni, ma con un amore che è sempre più forte, perché radicato ormai al senso d’infinito come costante lode a Dio, questa è la preghiera più vera e più sentita che lei, mia madre abbia mai saputo fare.

Questo è ciò che una mattina di Febbraio, col sole splendente, tanto freddo e il cuore gonfio di commozione ho potuto vedere …

 

(Composizione del 12 Febbraio 2006, Maria Antonietta Gullo)

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