Lettera al direttore di "Libero". Sulla politica, la catastrofe incombente e il futuro dei nostri figli.

Posted: 17 Jun 2012 07:06 AM PDT

Caro Direttore,

non è che “Libero” esageri nell’opposizione al governo? A me pare, per esempio, che la prima pagina di ieri (“Il decreto sviluppo, 80 miliardi di balle”) sia davvero troppo drastica e unilaterale. Dobbiamo buttare tutto?  

La voce critica di questo giornale è stata certamente preziosa all’inizio, quando i media in coro incensavano il nuovo esecutivo come fosse il Regno di Dio in terra.

Lo è stata poi nelle settimane autunnali in cui si andava impostando una politica che oggi mostra la corda in tutta Europa (e finalmente tutti la riconoscono parziale e sbagliata, mentre a novembre eravamo quattro gatti).

Questo sano spirito critico è tuttora utilissimo, pure per chi governa, oltreché per la democrazia. Ma credo che – laicamente – si dovrebbero segnalare e riconoscere le cose buone che vengono fatte.

Non mi sembra utile né sensato attaccare il governo sempre e comunque per partito preso (che è il peggiore dei partiti).

Il cosiddetto “decreto sviluppo”, per esempio, non sarà la panacea di tutti i mali, è solo un inizio di politica della crescita, ma è pur sempre un segnale nella direzione giusta.

Ora che, finalmente, invece di introdurre nuove tasse, si parla di sgravi (penso alle ristrutturazioni delle case), di incentivi per le imprese, di infrastrutture, di risparmi dalla “spending review”, di bonus per le assunzioni, di sveltimento della giustizia civile e utilizzo produttivo del patrimonio pubblico (con lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese), dovremmo continuare a sparare a zero su tutto?

O piuttosto noi dovremmo essere i primi a incoraggiare l’esecutivo, visto che da queste colonne tutti abbiamo chiesto proprio decisioni del genere, per mesi, in ogni modo possibile?

Mi dirai che è ancora poco. Certamente sì, ma il mondo del “tutto e subito” non esiste.

Aggiungerai che le roboanti cifre annunciate non sono giuste, ma sovradimensionate. D’accordo. Ma allora incoraggiamo il governo a far di più, però in questa direzione, che è quella buona.

Mi sembra che la gravissima situazione in cui ci troviamo – se lo avessimo dimenticato: siamo veramente sull’orlo del baratro – dovrebbe indurre tutti, anche i giornali (ma soprattutto i politici), alla massima responsabilità, ad assumere posizioni costruttive, a badare solo ed esclusivamente al bene comune.

Invece è raro cogliere questa consapevolezza.

Sulla politica italiana sembra addirittura soffiare un vento di follia.

Basta guardare cosa accade in queste ore. Sono momenti drammatici. “Le Monde” ieri titolava così la prima pagina: “La Grèce retorune aux urnes, l’Europe retient son soufflé” (La Grecia torna al voto, l’Europa trattiene il respiro).

Ebbene, mentre l’Europa e il mondo trattengono il respiro, per la catastrofe possibile in caso di voto negativo e uscita della Grecia dall’euro, in Italia (che è il Paese che rischia di più) accade che dentro il Pd si accapigliano sulle coppie gay e nel Pdl – in caduta libera nei sondaggi – sono tutti impazziti con la lunare trovata delle primarie a cui stanno candidando di volta in volta Gerry Scotti, Daniela Santanché, Vittorio Feltri e forse presto il Gabibbo e “Cipollino” Boldi.

Per non dire delle follie che si dice circolino nel Pdl a proposito dell’abbandono dell’euro e del ritorno alla lira, che è quanto di meglio per fomentare la fuga dei capitali e la speculazione internazionale (che scommette contro l’euro), tutti fenomeni che noi cittadini comuni paghiamo e pagheremo salatissimamente.

L’irresponsabilità che sembra dilagare nel Pdl (del tutto incapace di un’analisi politica seria e culturalmente fondata) arriva fino a vagheggiare la crisi di governo a luglio e le elezioni anticipate in autunno, una geniale trovata per il suicidio definitivo del centrodestra (cosa che, a quel punto, sarebbe del tutto meritata), ma soprattutto per il suicidio dell’Italia.

Sia per il caos che produrrebbe in un momento così drammatico, sia per il risultato devastante che uscirebbe dalle urne, con un indecifrabile movimento grillesco come secondo partito e un Pd nella totale impossibilità di governare una crisi di sistema.

Sappiano però tutti i politici che se dovesse collassare tutto (e purtroppo non è una prospettiva remota) i milioni di italiani che si ritroverebbero rovinati non si accontenterebbero più di protestare (votando disperatamente Grillo), ma – temo – si scatenerebbe un caos che potrebbe portare veramente a veder scorrere il sangue nelle strade.

Chiunque abbia a cuore le sorti del Paese e quindi di ciascuno di noi (perché se crolla il grattacielo sono tutti rovinati, gli abitanti dell’attico come quelli del seminterrato), ha il dovere di partire realisticamente dai fatti.

I quali sono (1) la situazione italiana, europea e internazionale sull’orlo dell’abisso, (2) un capo di governo, Monti, che ha credibilità e fiducia internazionale e (3) la necessità assoluta della stabilità di governo.

E’ vero che l’attuale compagine governativa – a parte Monti e, mi pare, Corrado Passera – sarebbe tutta da buttare e cambiare, ma si può immaginare e proporre un’idea simile solo in senso costruttivo, non distruttivo.

Allora bisognerebbe che i partiti che sostengono l’esecutivo, assumendosi seriamente la responsabilità del Paese e del momento storico (e probabilmente così riguadagnando credibilità), decidessero a luglio di varare un Monti-bis – riconfermando Monti e Passera – con ministri non più tecnici, ma rappresentativi delle forze politiche di maggioranza (però ministri di alto profilo e provata competenza).

Così mettendo fine all’ipocrisia di una maggioranza che si vergogna di essere tale, cancellando un esperimento (quello dei ministri tecnici) che si è rivelato fallimentare e abbandonando un’irresponsabilità che induce Pdl e Pd a votare i provvedimenti del governo, ma parlandone poi male.

Cosa che indebolisce il governo, mina la credibilità del Paese e scredita questi stessi partiti i quali – agli occhi degli italiani – fanno il gioco truffaldino delle tre carte.

Nei momenti di grave crisi è una coraggiosa convergenza che si chiede a tutti. Proprio così, con l’accordo di governo fra democristiani, socialdemocratici e liberali, la Germania nel decennio scorso ha rinnovato il suo sistema produttivo trovandosi ad affrontare la crisi attuale in condizioni di forza.

Questa è l’ultima possibilità che hanno i nostri politici. Se la perdono per loro è finita. E per l’Italia sarà durissima.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 17 giugno 2012

PER DISCUTERNE:

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